Dalla coca all’infarto, passando per il viagra
di Giuseppe Bommarito *
L’ingegnere, seduto nella sala d’attesa della Rianimazione, non riusciva più a trattenere la propria ansia. Era stato avvisato in piena notte, con una di quelle telefonate che ti spaccano il cuore già prima di rispondere, e si era subito precipitato in ospedale sperando e pregando di non trovarsi di fronte all’irreparabile. “Suo figlio Riccardo ha avuto un infarto, sta molto male – gli aveva detto senza tanti giri di parole e senza spiegazioni la voce di uno sconosciuto che si era qualificato come infermiere del Pronto Soccorso – venga subito, mi raccomando, l’ambulanza è arrivata qui da pochi minuti”.
La sua ex moglie aveva il cellulare spento, e poi chissà dov’era. Era quindi solo in quella saletta angusta e priva di finestre ad attendere, ormai da un paio di ore, notizie su suo figlio, il suo unico figlio, ricoverato d’urgenza per un infarto, con l’angoscia nel cuore e con la paura che si stava sempre più impadronendo di lui. Un infarto! Ma com’era possibile un infarto in un ragazzo di appena ventotto anni? E soprattutto, era ancora vivo suo figlio, oppure quella terribile telefonata altro non era se non la pietosa bugia che si dice in prima battuta ad un genitore quando un giovane precipita all’improvviso nel mondo dell’eterno e dell’infinito? Se così fosse stato, però, glielo avrebbero detto subito, o quasi subito. La situazione comunque non era certo bella, visto che nessuno era stato in grado sino a quel momento di dargli notizie precise. Bisognava solo attendere e sperare, sperare e pregare. Poi, mentre si stava dicendo che ben presto anche lui sarebbe stato schiantato da un infarto fulminante, che non ce la faceva più a resistere senza notizie, con un figlio che nel migliore dei casi era sospeso tra la vita e la. morte a pochi passi da quella stramaledetta stanzetta, senza neanche la possibilità di vederlo, di carezzarlo, di aiutarlo in qualche modo, ecco aprirsi una porta metallica. Due medici vestiti di verde dalla testa ai piedi, uno grande e grosso come un armadio e l’altro molto più brevilineo e quasi filiforme, vennero lentamente verso la saletta di attesa parlottando a voce bassa tra di loro, mentre finivano di sfilarsi i guanti di lattice.
L’ingegnere sentì un pensiero risalirgli dal fondo della sua coscienza e vi ritrovò un nome che non pronunziava da molti anni: “Dio, aiuta mio figlio, salvalo, ti prego”. Avrebbe voluto chiedere subito notizie, ma non riuscì ad aprire bocca. Era in piedi davanti ai due, muto e pallido come un morto, con il terrore che gli stava togliendo il fiato e gli impediva di articolare anche mezza parola. Scrutò nei loro occhi, cercando di intuire la sentenza, di capire dalla loro espressione la sorte di suo figlio. Un istante durato un’eternità, durante il quale, anziché il volto stanco e tirato dei due medici, vide in realtà davanti a sé il viso di suo figlio che si trasformava di continuo: Riccardo appena nato, quando aveva fatto i primi passi così buffi e barcollanti, le sue prime parole, le risate ed i giochi fatti insieme, poi bambino dal moto perpetuo, adolescente inquieto e un po’ malinconico, infine ragazzo sempre più forte e robusto. Tutto il mondo, tutta la vita in una frazione di secondo.
“Lei è il padre di Riccardo?”, chiese il medico grande e grosso, con un vocione da venditore ambulante, che nel silenzio assoluto di quella notte cupa rimbombava ancora di più. L’ingegnere riuscì solo ad annuire con il capo. “Suo figlio è ancora in prognosi riservata”, proseguì il gigante verde. “Ha avuto un brutto infarto al miocardio, ma siamo fiduciosi, perché fortunatamente il nostro intervento è stato abbastanza immediato. Per adesso Riccardo deve la vita a quella sua amica che ha capito che il malore era molto grave ed ha chiamato subito il 118”. “Ma quale amica?”, pensò l’ingegnere mentre annaspava in cerca di aria in quella schifosa sala d’attesa che ai suoi occhi appariva come una sorta di rifugio antiaereo. “Chi cavolo può aver progettato un buco del genere?”, si trovò poi per un attimo a pensare per una sorta di involontaria deformazione professionale. Subito però gli occhi gli si riempirono di lacrime, mentre un tremore lo attraversò dalla testa ai piedi. “Si … salverà? Mio figlio, si salverà?”, riuscì infine a dire con un filo di voce. Il gigante gli mise una mano sulla spalla., cercando di assumere un’espressione rassicurante: “Ascolti, la prognosi è riservata perché l’infarto è stato molto severo, le prossime ore saranno decisive, ma secondo noi a questo punto ci sono buone possibilità di salvezza, buoni motivi per sperare. Suo figlio è un giovane molto forte e può farcela”. L’ingegnere, nonostante queste sia pur timide parole di speranza, adesso stava peggio di prima, l’emozione e la tensione delle ore precedenti lo stavano veramente annientando.
E l’aria continuava a mancargli, “Riccardo non ha mai avuto problemi cardiaci, è un ragazzo, è giovanissimo, come è stato possibile?”: chiese infine con gran fatica. Intervenne a questo punto l’altro medico, quello bassetto e magro, che sino a quel momento era rimasto in silenzio. “Vede – quasi sussurrò, come se volesse evitare che altri potessero ascoltare – la ragazza ci è stata molto utile, ci ha spiegato tutto aiutandoci ad intervenire nel modo migliore. Suo figlio nella serata di ieri, dopo aver cenato, ha mescolato due sostanze a rischio per il cuore e per il sistema circolatorio, la cocaina e il viagra, e non era neanche la prima volta. Poco dopo si è verificato l’infarto” . L’ingegnere si piegò in due, come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco: “Ma che sta dicendo?”, disse. Poi, parlando più a se stesso che ai medici, prosegui “Mio figlio non usa cocaina, al massimo si sarà fatto qualche canna. Il viagra, poi, è assurdo, ha solo ventotto anni, è un ragazzo robusto, ha avuto un sacco di fidanzate, che bisogno ha del viagra? Ma chi è questa ragazza che si è inventata tutta questa storia?“. Uno dei medici, quello grande e grosso, sbuffò spazientito, come se non volesse sentire altre frasi che egli riteneva stupidaggini belle e buone, e subito si allontanò, dicendo che doveva andare a dormire perché ormai era tardissimo. L’altro invece rimase, forse intenerito da quel padre sotto shock che brancolava nel buio. “Ascolti – riprese a parlare, sempre a voce molto bassa – la ragazza ci ha detto di essere la fidanzata di Riccardo da qualche anno, se sia vero o no io non posso dir lo, però sicuramente lo frequenta da tempo e ne conosce le abitudini. Ci ha raccontato che Riccardo sniffa abitualmente cocaina da due o tre anni, spesso insieme a lei, e così hanno fatto anche ieri sera subito dopo cena nella sua abitazione, che è proprio qui vicino all’ospedale. Finita la cena, Riccardo ha mandato giù anche il viagra nell’intento di avere un rapporto sessuale con la ragazza. Ma lei proprio non si era accorto di nulla, non sapeva della cocaina?”. L’ingegnere, stravolto e pieno di stupore, guardò il medico come se davanti a lui, anziché un cardiologo vestito di verde e con la stanchezza dipinta in volto, ci fosse un alieno. “No – rispose – io non so nulla della cocaina, Riccardo ha poca confidenza con me, ma comunque me ne sarei accorto, almeno lo pensavo; lui vive con me da qualche anno, anche se in effetti, tra i miei impegni ed i suoi, ci vediamo abbastanza poco”.
“E’ possibile che lei non abbia notato qualcosa di strano nel comportamento di suo figlio – tornò alla carica il medico, mentre, trattenendo a fatica uno sbadiglio, si puliva gli occhiali con un fazzoletto – ad esempio, un attivismo insolito, una maggiore aggressività, irascibilità, qualche difficoltà nel prendere sonno? Oppure richieste continue di soldi, visto che la cocaina, specie quella buona, costa abbastanza? Lavora suo figlio?”. “No, non lavora – sospirò l’ingegnere, a cui i pensieri ormai giravano vorticosamente in testa, facendo lo quasi barcollare – è iscritto all’università, ma è molto fuori corso. Parecchie notti, in effetti, l’ho sentito rientrare molto tardi, e poi mi sono accorto che spegneva la luce nemmeno subito, ma dopo un’ora o due. Lui diceva che si tratteneva fuori da amici per studiare e che studiava anche a casa di notte con il computer, ma i risultati di tutto questo studio non si sono mai visti. Negli ultimi tempi, adesso che mi ci fa pensare, l’ho visto anche molto nervoso, irascibile, sì, anche un po’ aggressivo, parlava – poche parole, però – come se tutti ce l’avessero con lui, come se ci fosse un disegno, una persecuzione nei suoi confronti. lo non me ne intendo, faccio l’ingegnere, mi occupo di disegni, calcoli, progetti, lavoro tutto il giorno, e ho pensato ad un periodo di stanchezza, O a qualcosa del genere. Quanto ai soldi, io l’ho sempre trattato bene, anche se mio figlio in effetti non ha mai fatto molto per meritarseli, e quindi su questo punto ho sicuramente sbagliato. Mi scusi, dottore, ma io vorrei conoscere questa ragazza, parlarci, farmi spiegare cosa ha combinato mio figlio in questi ultimi anni. Non è possibile che Riccardo mi sia così sconosciuto!”. “Venga – disse il medico, andiamo a prenderei un caffè nel distributore automatico che è qui vicino, nel corridoio di Ortopedia, ne abbiamo bisogno entrambi. La ragazza forse potrà rintracciarla tramite la Polizia, che dovrebbe averla interrogata, e poi lei dovrà parlare molto a lungo con suo figlio, quando si sarà rimesso. Ne avrete sicuramente bisogno”. “Dottore – l0 interruppe l’ingegnere – si salverà mio figlio? E’ veramente fuori pericolo di vita?”. ”
Beh, gliel’ho detto prima. Per fortuna, siamo stati avvisati subito, in maniera molto tempestiva, e questo ha fatto la differenza, Abbiamo buone possibilità di rimetterlo in sesto, anche se da oggi in poi dovrà cambiare completamente stili di vita”, rispose il medico, che poi proseguì: “Vede, lei mi ha descritto, anche se molto sommariamente, alcune condotte che sono tipiche di chi assume cocaina. E la cocaina aumenta la pressione arteriosa e porta ad un sovraccarico del lavoro del cuore, lo stressa, causa aritmia e può occludere le coronarie, favorendo l’infarto, anche nei giovani. Se poi si mettono insieme la cocaina e il viagra, il rischio di infarto si moltiplica, perché pure il viagra è molto pericoloso per il sistema cardio-circolatorio”, L’ingegnere sentì il bisogno di sedersi in una panca nel corridoio. Praticamente non si reggeva più in piedi, ma aveva altre domande da fare; e il medico, nonostante l’ora, stranamente sembrava così gentile. “Si, ma che c’entra il viagra? Che bisogno aveva Riccardo di prendere il viagra?”, chiese incredulo. “La cocaina fa brutti scherzi – disse il medico – all’inizio, tra quelli che dagli assuntori vengono considerati come effetti positivi, ci sono anche una maggiore prestanza sessuale, una maggiore disinibizione, una trasgressività sino a quel momento inimmaginabile. Poi, però, dopo qualche tempo di uso abituale, la cocaina presenta il conto e si rivela per quello che è, anche a livello sessuale: la morte travestita da piacere. Noi diciamo che la cocaina è un killer del sesso, perché un po’ alla volta, anche nei giovani, rende difficili le erezioni, rende quasi impossibili gli orgasmi, porta all’impotenza. Tante fantasie sessuali, anche molto forti, ma pochi fatti, Sembra impossibile, ma è così. E a questo punto molti cocainomani, alcuni anche adolescenti, ricorrono al viagra per ritrovare un sesso prestazionale, o almeno un minimo di equilibrio sessuale, sia pure all’interno di uno stato di alterazione psico-fisica.
Ecco perché oggi è molto diffuso l’abbinamento tra coca e viagra, oppure tra ecstasy e viagra: nei giornali spesso si parla di sextasy. Ed ecco perché, mentre nel complesso è calato il numero degli infarti, e soprattutto delle morti per infarto, si riscontra sempre di più una maggiore incidenza dell’infarto giovanile, dovuto a stili di vita sbagliati, allo sballo da alcol e droga, al viagra, anche alle bevande cosiddette energizzanti, che in una lattina contengono tanta caffeina quanta ce n’è in quattordici tazzine di caffè. Se ci ha fatto caso, degli infarti giovanili in crescita esponenziale ne hanno parlato anche i giornali proprio in questi giorni, dopo il convegno annuale dei cardiologi italiani. Ma lei non sta bene per niente, venga, venga un attimo in reparto, che le diamo una controllatina e qualcosa per aiutarla, tanto suo figlio prima di domani sera, se va tutto bene, non potrà comunque vederlo. Coraggio, venga con me”.
Presidente onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
Bell’articolo, io associavo il viagra ai vecchietti (mi perdonino) o, al massimo, a qualche timido giovane con l’ansia da prestazione e invece……………….
A questo punto siamo arrivati.
E’ la cruda realtà per troppi giovani.
I rimedi possono essere solo radicali e di cambiamento delle priorità dei genitori che
se la devono smettere di seguire solo successo professionale, soldi e sesso.
I modelli sono li ogni giorno e imperano nelle menti di tutti.
Chi li propina ditemelo voi, e che facciamo per evitarli ai nostri figli??
Leggendo questo articolo, penso alla solitudine che attraversa la vita di tanti giovani e non, che correndo dietro a effimeri piaceri perdono di vista il senso vero della vita. Come madre penso a mia figlia quando sarà più grande, ai problemi che dovrà affrontare se io sarò (speriamo) attenta a non lasciarla sola, a non perderla di vista. Come persona comune mi chiedo cosa posso fare io per evitare che accadano queste cose? Ci sono i mezzi per intercettare i bisogni di aiuto delle persone in difficoltà? Vorrei fare molto ma sento di non avere i mezzi e, che sopratutto lo stato, le istituzioni abbiano abbandonato i suoi cittadini!
a volte penso alla nostra fisiologia, alla fisiologia del corpo umano, alle nostre cellule, ai nostri interscambi di elettroni, di scambi elettrici tra fibre, neuroni, muscoli, scambi gassosi, scambi molecolari cosi completi e cosi efficienti per far funzionare alla perfezione tutto il nostro sistema vitale del nostro corpo umano. Una macchian perfetta ( per dirla alla Piero Angela). E poi mi chiedo che sforzo debba fare lo stesso organismo per far fronte allo stress che assunzioni di schifezze varie comportano con la devastazione fisiologica delle cellule che compongono i nostri tessuti. Quanto sforzo deve fare il nostro corpo per contrastare l’ingresso di alcool droga viagra ecc ecc……Anni di Evoluzione che si distruggono nell nulla. PS il fenomeno viagra-droghe è alquanto più diffuso di quanto una possa immaginare. Quasi sia una moda come per sentirsi dei supermen anche nelle prestazioni. Ma prima o poi si crolla. Il nostro corpo si ribella. NO droghe. NO anche alle canne.
Questo che abbiamo letto è una prosa drammatica o un articolo? Si tratta di un fatto reale o di un ipotetico caso immaginario?
Se si tratta di un breve dramma, complimenti, riesce a toccare molte corde. Se però si tratta di un articolo è biasimabile. Biasimabile perchè quando si fanno allusioni a studi scientifici è buona norma citare in modo corretto le pubblicazioni.
La droga è un problema sociale, ma è anche causato dall’informazione scorretta che viene fatta. Trattare la tematica in modo grossolano o emotivo non aiuta, ma crea solo un terreno fertile su cui poi crescono luoghi comuni e miti.
Nel luogo ove lavoro ho diversi colleghi che assumono quotidianamente benzodiazepine. Sono farmaci acquistabili solo con prescrizione medica e dove c’è molta letteratura dove sono chiaramente riportati i rischi dell’assunzione per lungo periodo. Eppure i miei colleghi (e ne sono diversi, assicuro) l’assumono regolarmente da anni.
Le BZD danno una dipendenza superiore a quella della cocaina e interferiscono con il sistema nervoso centrale al punto che è proibita la guida a chi assume questi farmaci. Eppure i miei colleghi guidano senza problemi, fanno anche viaggi di centinaia di chilometri.
Assumere alcol insieme alle BZD può essere deleterio, ma anche assumerlo contemporaneamente ad altri farmaci.
L’Italia, tra l’altro, è una delle nazioni, che grazie al fatto che le medicine sono spesso regalate dal SSN, ha un maggior consumo pro-capite di farmaci.
Il suo dramma, pertanto, poteva essere ambientato con la stessa struttura narrativa, ma semplicemente cambiando il seguente periodo:
“Ci ha raccontato che Riccardo da 3 anni assume regolarmente BZD e ieri sera per festeggiare l’anniversario ha bevuto due bicchieri di vino”.
Il resto della storia andrebbe sostanzialmente bene.
Quello che ho scritto è il racconto romanzato di una serie di vicende reali avvenute anche dalle nostre parti, a volte conclusesi con esiti ancora più tragici di quanto da me narrato.
Non capisco quale sia l’informazione scorretta da me effettuata, visto che le considerazioni sui rischi per il sistema cardiocircolatorio derivanti dall’uso della cocaina e del viagra costituiscono ormai da qualche anno acquisizioni scientifiche del tutto consolidate, che potrebbero essere confermate da qualsiasi medico, anche non specialista del cuore.
Né quanto da me scritto perde valore in considerazione dei rischi, da Lei citati e sui quali concordo, derivanti dall’uso e dal possibile abuso delle benzodiazepine.
Interessante e ben scritto, come al solito.
Paloma non si preoccupi dei vecchietti come me. Sono cardiopatico e il medico mi ha vietato il viagra, pena l’infarto. E, poiché non credo che su “quella” sia una bella morte, io preferisco campare un po’ di più senza il viagra.
Ultimamente ho sentito alcune storie di giovani che “sballano” per tutta la sera (minestroni di alcoolici diversi, cockteloni e intrugli strani, birra a gogò, ecc… e qualcuno anche pasticche, tanto per restare in tema e non farsi mancare nulla) e poi, ubriachi fracichi/strafatti, si mettono al volante, non prima però di essersi scolati 3/4 energy drink (soprattuto sembra quello che ti mette le ali, ma non ti fornisce il cervello se già non ce lo hai) per riaquistare un minimo di lucidità…
Mi piacerebbe tanto vedere, tra 10 anni, in che condizioni avranno il fegato, i reni…
Anche qui mi piacerebbe tanto vedere in che condizioni avranno gli occhi tra pochi anni..
“L’oppio è ormai la religione dei popoli”
@Giuseppe: non sono esperto in droghe e non mi avventuro in teoremi. Tuttavia è arcinoto che il vero problema non è la cocaina, ma sono le droghe sintetiche e l’eroina. Sono queste che uccidono. Per non parlare di una droga che miete più vittime, che causa più danni sociali e che neanche è considerata tale: l’alcool.
Il viagra non dovrebbe essere acquistabile senza prescrizione medica, quindi il tuo romanzo non credo sia riferibile a casi concreti e reali o comunque a casi statisticamente rilevanti. Certo c’è chi è talmente tanto incosciente da acquistarlo online (che poi probabilmente è talco azzurro), ma statisticamente è più rilevante l’eroinomane che va in overdose o chi l’infarto lo ha dopo l’assunzione di anfetamine e alcool.
I romanzi facciamoli per dilettare, non per tentare di condizionare le scelte delle persone. L’informazione deve essere corretta, non un veicolo per le emozioni.
Gli americani ad esempio hanno un sito molto dettagliato sulle droghe: http://www.drugabuse.gov/related-topics/trends-statistics La prima cosa che si evince che la spesa sanitaria dovuta a tabacco e alcool è di gran lunga superiore a quella per le droghe.
Non ho tempo per cercare statistiche più dettagliate, ma sono convinto che su 10 giovani che vengono soccorsi in condizioni gravi in pronto soccorso 5 sono vittime di incidenti stradali (magari con implicazione di alcool), 3 hanno abusato con alcool insieme a farmaci o anfetamine, 1 arriva in overdose di eroina o crack e uno per altre cause. Tra le altre cause può esservi un caso isolato di viagra e cocaina.
Il messaggio che vorrei che passasse è che su una scala di pericolosità da 1 a 10, la cocaina è 5, quando ci sono cose ben peggiori. Su tutti l’alcool.
E qui un’altra citazione di Flaiano è immediatamente obbligatoria:
“L’evo moderno è finito. Comincia il medioevo degli specialisti. Oggi anche il cretino è specializzato.”
non è che in ogni articolo si può parlare di tutto. Se vai nell’archivio di questo giornale, troverai parecchi miei articoli nei quali parlo a lungo dei pericoli dell’alcol e di altre droghe. In questo articolo semplicemente mi interessava evidenziare i disastrosi effetti, anche per i giovani, della sciagurata combinazione tra cocaina e viagra (che, ti invito ad informarti, anche in molte farmacie viene di fatto venduto senza ricetta, e comunque circola ampiamente nel mercato nero).
Questo articolo, comunque, mi è stato suggerito dalla lettura, risalente ad un paio di settimane fa, di un resoconto, apparso su tutti i quotidiani nazionali, del congresso annuale dei cardiologi italiani, che hanno evidenziato l’incremento dell’infarto al miocardio fra i giovani e ne hanno evidenziato le cause.
Grazie comunque per l’attenzione.
Simpaticissimo sig.RAPANELLI, io non volevo offendere nessuno col mio commento. Ce ne fossero di vecchietti come lei: sono più interessanti di tanti “giovanetti”.
PS :voglio ringraziarla per l’emozione provata guardando,nei suoi “diari” lo zio Mosè che insegnava alla scuola elementare di Corridonia.Ricordi indimenticabili:
Non entro nel merito delle scelte di pubblicare quello che si vuole e ringrazio l’autore dell’articolo per il confronto, cosa che gli da merito.
Resta il fatto che pur cercando su google con diverse combinazioni di keywords, di questo contributo nel non specificato congresso di cardiologia non ho trovato niente. Anzi… ho solo ritrovato questo articolo:
a) congresso cardiologia cocaina viagra 2013
b) cardiology congress viagra cocaine
Anche cercando su isi web of knowledge non ho trovato molto.
In realtà quello che esce fuori è che il viagra è stato in alcune pubblicazioni associato ad infarti a prescindere da cocaina.
Rinnovo quindi cortesemente la richiesta di conoscere la fonte della notizia.
Preciso modello di famiglia moderna: genitori separati, figli di 28 anni chiamati ancora ragazzi, senza lavoro e mantenuti. Quello che mi sembra ipocrita di questa storia, e’ l’atteggiamento del padre che cade dalle nuvole e si dispera per la sorte di suo figlio. Ma dove e’ stato per 28 anni?
Apprezzo l’articolo del Dott. Bommarito (che non usa pseudonimi ) sia per la delicatezza che accompagna ogni passaggio, sia, soprattutto, il dramma che narra. Il mio modesto parere è che oltre a discutere su quali sostanze vengono usate e sulle loro conseguenze, si cerchi il PERCHE’ tanti ragazzi oggi cerchino di scappare dalla realtà e/o siano alla ricerca di emozioni forti: se riuscissimo a trovare il modo di parlare con loro, con tanti di loro, forse si riuscirebbe a capire e ad aiutare tanti ragazzi e tanti genitori (inutile giudicarli in modo sterile perchè ognuno di noi potrebbe trovarsi in una situazione simile)che si rendono conto troppo tardi di cosa passava per la testa del proprio figlio/figlia. Parliamone, cerchiamo occasioni per condividere problematiche vissute o conosciute, diamo l’opportunità a tanti ragazzi di fermarsi ad interrogarsi sul perchè delle proprie azioni. Utopia? No, realtà, basta pensare alla ONLUS “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”.
se tu stesso dici che hai trovato notizie circa l’associazione tra viagra ed infarti, e se la lesività a livello cardiocircolatorio della cocaina è un dato di fatto ormai acquisito da decenni, credo che tu abbia già in mano quanto necessario per fugare i tuoi dubbi.
Quel trattenersi fuori da amici a studiare, al quale accenna di aver creduto il padre protagonista del racconto di Bommarito, m’ha fatto pensare ad un modo di praticare gli studi collettivi notturni molto diffuso nell’universitaria e dotta Camerino. Un fenomeno del quale chi si trovi disgraziatamente a vivere in uno dei condomini che sono dedicati, dai poteri costituiti locali, all’esercizio di questa innovativa forma di apprendimento, conosce bene certi effetti sociali collaterali, il principale dei quali consiste nell’impossibilità di riposare fino alle prime luci dell’alba, a causa della brutale rumorosità che promana dallo studiare notturno delle suddette comitive di studenti-modello, un effetto collaterale al confronto del quale l’acustica di una comune movida notturna somiglia ad una dolce ninna-nanna, un effetto collaterale dal quale è durissimo difendersi, per chi non possieda gli adeguati santi in paradiso, in quanto tali avveniristiche comitive di studiosi sono considerate, dai poteri costituiti locali, un fiore all’occhiello della Città sul Monte.
Sempre in base alle mie esperienze, tenderei ad immaginare – se Pischello mi consente un emozionale volo di fantasia – una seconda parte della storia narrataci da Bommarito, una sorta di nemesi dove, passato il comprensibile momentaneo disorientamento dovuto all’emergenza sanitaria, il giovane infartuato, su consiglio dell’avvocato di papà, lascia la fidanzata querelando lei ed i medici che lo hanno soccorso, per diffamazione aggravata dall’attentato alla scienza, alla cultura ed alla libertà di associazione (dei farmaci).
@l sig Cerasi, purtroppo il bicchierino di vodka sparato nell’occhio….su internet esistono dei video..e spero che nessuno li veda….. ma basta digitare alcune semplici paroline chiavi per vedere queste mefandezze umane che solo degli imbecilli possono fare. Non voglio mettere il link per non diffondere quel video, e spero solo sia un finto video..o siano solo cavolate….ma temo sia vero. Purtroppo. Anche se io la prendo come una sorta di Selezioine Naturale. Se un cretino che si butta la Vodka nell’occhio, fa queste cose evidentemente è un essere inferiore che la natura seleziona per NON proseguire nella specie. Alla signora Simonelli invece vorrei semplicemente dire che si, anche io uso uno pseudonimo, ma su questo tema delle droghe, cerco di sforzarmi di capire il perchè molti ragazzi sono cosi attratti dalle droghe ( leggere o pesanti non mi interessa, sempre droghe sono) o dall’alcoo, o perchè scappino dalla realtà ( realtà di cosa? usare droghe ti fa vivere un altra realtà’ e quale? Quella della sofferenza? o della felicità? Ma solo perchè uso uno pseudonimo..conto di meno che se mettessi un nome e cognome? Boh! Infine al Sig Rapanelli..lei è una persona ECCEZIONALE! 🙂 saluti a tutti
Rispondo brevemente a “El dindo”: le mie parole non erano contro chi usa uno pseudonimo (apprezzo il suo interessamento e la qualità dei suoi interventi che vanno oltre lo pseudonimo), era semplicemente un apprezzamento per chi, come l’Avv. Bommarito esprime, anche se vestendo la realtà con qualche passaggio “libero”,esperienze vive e vissute firmandosi con nome e cognome rafforzando così i messaggi che manda. Il nodo fondamentale delle mie parole era, comunque, un altro: spostare l’attenzione dalle conseguenze alle cause per cercare di capire e di sostenere…una goccia nell’oceano…forse, ma l’oceano di gocce è fatto.
Grazie della risposta signora Simonelli, ma spostare le attenzioni sulle cause….arduo compito, ma se entriamo nei dettagli tornerebbero fuori discorsi fatti e rifatti che penso sia io che lei condivideremo. Ma a proposito di gocce, anche se diverse dalle sue, anche io sono favorevole alle gocce nel senso che quando sento dire che per molti non serva a nulla acciuffare lo spacciatore di turno, convinti che il vero traffico di droga viene da altri/alti livelli (che è pur vero), ma secondo me e ne sono pienamente convinto, il mare è fatto si di gocce e goccia oggi e goccia domani Forse il mare si può svuotare, e dagli oggi dagli domani, con azioni come quelle che quoitidianamente leggiamo nelle cronache (arresti per spaccio, ritrovamenti e sequestri di etti o kg di droga dalle uscite dei porti, nei caselli autostradali, nelle abitazioni e garage privati ecc ecc) sono convinto che se si prosegue su questa strada forse la droga potrebbe essere sconfitta. Ogni sequestro è un piccolo sconvolgimento per pacciatori e consumatori di quella zona che devono ricalibrare tutti i loro giri. Quindi del tutto inutile non è. Ma serve soprattutto un cambiamento di mentalità da parte dei consumatori, perchè se calano i consumatori, il mercato crollerebbe nel giro di 5 giorni.
Condivido pienamente le sue opinioni. Come madre e educatrice, però, aggiungo che, lavorando ” a monte”, parlando con i nostri figli, fratelli, amici, alunni guidandoli ad una più attenta analisi dei bisogni e dei “vuoti” che sentono dentro, potremmo aiutare i ragazzi a capirsi meglio e a cercare di colmare i “vuoti dell’anima” con esperienze positive e lontane dallo “sballo”. Certo non è solo con quanto stiamo condividendo che si può sconfiggere un problema come quello della droga ma, comunque, è importante parlare e…credere che ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare qualcosa
Per Mara e El Dindo
E’ verissimo, anche solo parlare di questi argomenti è molto importante, visto che nessuno ne parla, e ciò è esattamente quanto vogliono coloro che tirano le fila del traffico e del commercio della droga, di coloro che senza pietà spacciano anche a ragazzini di 11-12 anni.
C’è una vera e propria congiura del silenzio, ancora più paradossale, visto che proprio quello della droga (insieme all’alcol) è il problema più grave che riguarda le giovani generazioni, e purtoppo anche il più sottovalutato da tanti che sfoggiano solo colpevoli silenzi. C’è un’epidemia sociale e sanitaria, che causa tante morti e manda in fumo, spesso in maniera irreversibile, il cervello di tanti ragazzi, eppure c’è in atto una gara a chi più evita il problema.
Uno dei più grandi meriti di Cronache Maceratesi è proprio il dare spazio a questo argomento, affrontato in più occasioni sotto tutte le angolature possibili, dalla prevenzione alla repressione, alle possibili terapie. D’altra parte, quale prevenzione si potrà mai fare se non si parte da una corretta e più diffusa informazione?
Bellissima la frase “rovesciata” di Ennio Flaiano circa l’oppio come religione dei popoli. Non la conoscevo, grazie per avermela evidenziata.
Ok, ho capito. Anche il congresso è una cosa che fa parte del romanzo.
@giorgi: vedo che ti piace tirarmi sempre indebitamente in campo, nonostante non ti abbia mai coinvolto in discussioni.
Ne approfitto comunque per congratularmi con te: nonostante il lavoro di massimo impegno che svolgi sempre con la massima responsabilità e dedizione, riesci a trovare anche il tempo per erudirti e allietarci con citazioni colte.
“Il ridicolo cresce in proporzione a quanto ci si dà da fare per difenderlo.”
(Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos, Le relazioni pericolose, 1782)
@Giorgi: E no, così mi deludi. Hai pescato da un volgare e banale sito di aforismi.
Appunto, lo vedi che non mi serve molto tempo per erudirmi, e questo ti spiega come io possa farlo senza niente sottrarre ai miei gravosi impegni lavorativi, prova a farlo anche tu.
@Giorgi: mi spiace, ma il mio lavoro non è all’altezza sotto il profilo culturale. Eppure a me piace poco lavorare, passo la giornata a fare nulla o al limite mando qualche email… tempo da dedicare alla cultura ce l’avrei pure. È la voglia che mi manca…
Allora, già che non hai niente da fare, controlla un po’ dove ho pescato questa:
“La gelosia è un abbaiar di cani che attira i ladri.”
(Karl Kraus, Pro domo et mundo, 1912)
No, guarda. Ne ho trovato una meglio:
Che terribile errore del nostro mondo, pensare che la fatica, il lavoro sia una virtù. Né l’uno né l’altra, ma piuttosto un vizio. Cristo non lavorava.
Ora perdonami, ma devo uscire. Non ti preoccupare, non vado a lavoro…
Vedi che anche tu non sei tutto da buttare, la frase di Tolstoj che ci hai regalato è adatta a farci riflettere sul fatto, mai come ai nostri giorni ampiamente dimostrato, che la fatica ed il lavoro, senza la virtù, sono uno schifo più dannoso che inutile.
Viva Cristo, io per oggi mi fermo qui, buonanotte.
desidero ringraziare l’avvocato per il tempo che spende per noi tutti… confermo che lo stato dei fatti legati ai nostri ragazzi è veramente preoccupante, che le famiglie sono spesso assenti oppure inadeguate … penso che le stesse andrebbero rieducate … va bene parlare con gli alunni ed educarli alla ricerca del bello anzi, è di vitale importanza, ma non basta! i nostri figli sono abituati ad avere tutto e subito, non amano le attese e la fatica e, fuori della scuola o dalla famiglia trovano divertimenti e “facili guadagni”, quindi il vuoto! allora, ho desiderio di lanciare una provocazione … ci siamo accorti che i venditori di morte hanno creato una rete, ben protetta perfino da uomini “importanti” e da corrotti in divisa? com’è che quando leggiamo le cronache, si arrestano solo individui stranieri che sono solo i galoppini dei potenti e intoccabili, che assoldano i giovani di età sempre più giovane? che cosa bisogna fare (adesso, non domani … che è già tardi!), per ostacolare queste condotte malavitose? … concretezza… necessito di concretezza, necessaria dopo la corretta informazione!
Non ho mai capito e tuttora non capisco per qual motivo si adottino pseudonimi, in particolare allorché si vuole dialogare con altre persone. Io dichiaro sempre la mia identità ed assumo apertamente la responsabilità etica e giuridica di ciò che dico e di ciò che scrivo.
@ pischello “Cristo non lavorava” … Gesù non ha mani, ma tu sei disposto a donare le tue? Gesù non ha voce, ma tu sei disposto a far conoscere la sua vita? Gesù non ha occhi, ma tu sei disposto a vedere al suo posto? e, se ti accorgi, se vedi, se senti, se avverti, se sai che qualcosa non va, che cosa sei disposto a fare?
Droga nome di varie sostanze vegetali (spezie) aromatiche usate per insaporire cibi e/o bevande.
In senso figurato è usato come sinonimo di eccitante, altre per indicare cosa, fatto o persona che eserciti forte attrattiva o cosa o situazione che stordisce e distrae dalla realtà.
Se la Treccani non mente, vediamo che di droga ne abbiamo bisogno quotidiano,e continuamente ricerchiamo.Tutti.E ognuno ha la sua droga il cibo,il lavoro, l’hobby, l’amore, la moto, e così via, insomma ogni cosa, situazione,fatto, persona che ci insaporisce la vita. E questo è vitale se siamo consapevoli nell’usarla o, ancora meglio, finchè non ne abusiamo e lentamente ce ne facciamo usare.
Mi piace bere un bicchiere di buon vino con gli amici, se bevo una bottiglia sto male. E non è colpa dell’oste.
Mi piace guidare la mia auto, se prendo quel tornante a 120, per provare l’ebbrezza, mi schianto. E non è colpa dell’Alfa
Amo Giulia che poi mi lascia. Mi ammazzo. Non è colpa di Giulia. Non è colpa dell’Amore.
Insomma, concretamente, è la consapevolezza del proprio io, che discrimina tra l’uso o l’abuso della propria vita. Tale consapevolezza si acquista crescendo, CRESCENDO.
L’informazione risulta tanto più corretta quanto più si ha fiducia in chi la fornisce.
Quel bus va alla stazione? Si! Se è un amico mi fido. Se è un passante meno. Se è l’autista, sicuro.
Ne deriva che, se godi della mia fiducia, l’informazione è per me corretta.
Se rappresenti una autorità che riconosco (l’autista dell’esempio), mi aggiungi sicurezza.
Ne deriva che l’informazione, per essere recepita corretta deve essere autorevole e basata sulla fiducia.
Mi rendo ora conto che la mia mente matematica mi fa essere troppo schematico. Chiedo scusa.
P.S. uso questo stupido pseudonimo per la mia naturale e innata timidezza.
@Francesco Vitolo: una idea, una opinione, un parere dovrebbero essere valutati a prescindere da chi le propone. Un giorno uno studente ventiquattrenne, un signor nessuno, tirò fuori un principio che rivoluzionò la fisica. Ciò nonostante fu ascoltato perchè aveva ragione. Poi, ma soltanto poi, il suo nome, Heisenberg, divenne noto.
A margine esistono poi numerosi rischi nel rivelare la propria identità sul web che chiunque pienamente consapevole non farebbe se non strettamente necessario. Basti dire che internet ha una memoria molto lunga e certe informazioni una volta inserite non è detto che si riesca a rimuoverle. E, soprattutto, non si sa che fine fanno e come possono essere utilizzate. Su questo sito (per non dire tutti), poi, insieme alla paginetta web ti vengono trasmessi dei componenti software finalizzati al reperimento di informazioni di marketing. Uno dei 6 componenti che al momento rilevo su questa pagina è openx.com che “OpenX is the world’s leading independent provider of digital advertising technology that enables businesses to manage and maximize their ad revenue. OpenX products, including OpenX Enterprise and OpenX Market, provide a comprehensive revenue serving platform by combining ad serving with a unique ad exchange.”
Un piccolo componente che cattura le seguenti mie informazioni: “Anonymous (Ad Views, Browser Information, Demographic Data, Internet Service Provider, Page Views , Serving Domains) Pseudonymous (IP Address (EU PII), Device ID (EU PII))” e le utilizza per finalità commerciali.
Se a voi vi va di mettere in mostra i vostri dati anagrafici, sentitevi liberi di farlo; ma non credetevi superiori per questo.
La responsabilità giuridica, infine, l’ho sempre assunta in quanto rintracciabile attraverso gli estremi della connessione che restano memorizzati sul server. Anche se non ho mai mancato di rispetto a nessuno, cosa che non tutti possono affermare.
@Ester Sperandini: se la pigli con Tolstoj… ambasciator non porta pena.
grazie signor DOTTO’ STUPI’…. ha fatto una ricerca corretta ed esaustiva …
lei scrive “Tale consapevolezza si acquista crescendo, CRESCENDO” …
i nostri figli troveranno strade giuste per crescere? se già a 11 anni spacciano e “si fanno”, come pensa che potranno crescere? quale consapevolezza (è una bellissima parola, roba da trattato scientifico, altro che una ricerca da appena una paginetta), se un ragazzino brucia le sue cellule a 11 anni, quale futuro, quale crescita, quale responsabilità (anche questo è un termine imponente), se questi finti adulti sono macchinosamente telecomandati da adulti avariati , nel cervello e nell’anima? … ma lei (giustamente per se stesso), minimizza, giocando con belle parole … le auguro di non trovarsi mai in situazioni di dolore, a vivere un dramma con un figlio, un parente, un amico che appena adolescente è caduto nelle mani di farabutti che giocano con la vita degli altri, oltre che con belle parole …dove diventa difficile anche scegliere per il meglio, quando il meglio non c’è più!
Gentile Signora Sperandini,
amo le discussioni , non le sterili polemiche. Sono qui per spiegare il mio pensiero.
Premessa: AMO LA VITA e IL MEGLIO ESISTE. SEMPRE.
Andiamo al dunque. Qui si parla di DROGA. Conviene con me che è un problema.
Definiamo il problema: cos’è DROGA? mi risponda,mi dia la sua definizione.
Ho riportato quanto dice il dizionario per specificare che non è questione di questa o quella sostanza.
Il tavor che tanti anziani usano, cos’è? Ci pensi bene. E potrei andare avanti all’infinito.
Se fin qui è giusto arriviamo al risultato che non è l’uso, ma l’abuso, l’ossessione, che è nocivo.
E arriviamo al punto che di Droghe (sostanze o psicologiche) è acciottolato il mondo.
Su quell’acciottolato dobbiamo camminare. E più si è piccoli e più è pericoloso.
Quindi devo fornire gli strumenti per procedere, crescere. Devo educare ( ex ducere ) a venirne fuori,rendere capace di rialzarsi e/o gridare aiuto.
E meno male che il tuo commento 36 ci prometteva concretezza, non oso immaginare cosa ci avresti propinato a seguito di una promessa di astrazione verbale.
Saro’ brevissimo e concreto
E’ Illusorio e fallimentare combattere le droghe con il proibizionismo
bene, allora diamo il consenso al consumo libero di tutto ciò che è illegale, chiudiamo occhi e si smetta di parlarne … se giustifichiamo tutto allora è ok se uno ti prende a picconate per la strada, se per le vie ci sono le prostitute e i froci, se ti falciano per la strada poi non si presta soccorso …è illusorio e fallimentare cercare di combattere … è tutto concesso, tutto permesso, tutto va bene, basta che non ci colpisca di persona … ho capito bene no, signor dotto! pensi che bello… un mondo dove ciascuno può fare ciò che vuole, indisturbato e con il plauso di qualche smidollato….avanti il prossimo….
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