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Crac Eurofidi, indagato Massimo Nobili

La Guardia di Finanza di Torino ha chiuso le indagini sul crac del consorzio Eurofidi. Tra i 19 indagati anche l’ex presidente della provincia Massimo Nobili

Avviso di garanzia e di chiusura indagini in contemporanea per l’inchiesta della Guardia di Finanza di Torino sul crac di Eurofidi nei confronti di 19 persone, tra cui Massimo Nobili, presidente del cda della società consortile di garanzia collettiva fidi legata a Finpiemonte tra il 2012 e il 2015. Oltre all’ex presidente della Provincia del Vco, le Fiamme Gialle hanno indagato 11 componenti del Consiglio di Amministrazione, il Direttore Generale, 5 componenti del Collegio sindacale e un responsabile della revisione dei bilanci, in carica in Eurofidi nel 2013 e 2014. Le ipotesi di reato sono falso in bilancio e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. Il provvedimento è stato emesso dalla Procura di Torino, all’esito delle indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Torino, avviate all’indomani della liquidazione volontaria del Consorzio Eurofidi, deliberata il 15 settembre 2016 e formalizzata il 5 ottobre 2016, conseguentemente al mancato aumento di capitale, resosi indispensabile per garantire la continuità aziendale. Per chiarire le ragioni, le dinamiche e gli eventuali responsabili dello stato di crisi della società, i finanzieri hanno eseguito numerose acquisizioni di documenti e raccolto testimonianze. In particolare, spiega la Guardia di Finanza torinese, pur essendo Eurofidi sottoposta per legge a vigilanza e controllo da parte della Banca d’Italia, in quanto esercente attività di intermediazione nel settore finanziario e, in particolare, svolgendo attività di prestazione di garanzia collettiva fidi, i componenti degli organi di amministrazione e controllo avrebbero omesso, secondo l’accusa, di relazionare alla Banca di Italia la reale esposizione al rischio di credito derivante dal rilascio di garanzie per circa 50 milioni di euro, non coperte da controgaranzie del Fondo Centrale di Garanzia (FCG). Oltre all’ipotesi di reato di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, secondo gli inquirenti, si configurerebbe anche il reato di false comunicazioni sociali, dal momento che i bilanci 2013 e 2014 e i documenti a essi connessi, non riportavano una maggiore esposizione al rischio per 50 milioni. “Sono convinto, e penso valga anche per i miei colleghi del cda di allora, di poter chiarire la nostra posizione” dichiara Nobili.

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